domenica 6 dicembre 2015

Il Vischio e le sue proprietà terapeutiche

Il vischio è una pianta ornamentale che nelle diverse culture, soprattutto del centro Europa, ha assunto un significato benaugurante. Basti pensare alle composizioni con il vischio che vengono appese alla porta d’ingresso nel periodo natalizio.
Il suo uso terapeutico risale alla tradizione fitoterapica europea nella quale l’estratto alcolico è stato ampiamente utilizzato come anti-ipertensivo, spesso in associazione con gli estratti di aglio e di biancospino. Sono state ormai abbandonate le indicazioni terapeutiche dell’estratto alcolico nell’epilessia e nell’asma bronchiale.
 Il vischio (Viscum album, L. 1753) è una pianta cespugliosa che appartiene alla famiglia delle Viscaceae o Santalaceae secondo la classificazione APG. E’ una pianta particolare semiparassita che non danneggia l’ospite ma lo utilizza per approvvigionarsi di sostanze nutritive. E’ in grado di sviluppare la fotosintesi clorofilliana, infatti possiede delle piccole foglie verdi, ma invece di radicarsi nel terreno cresce su un’altra pianta; essa non segue un normale ritmo di sviluppo annuale con la sequenza classica, infatti produce un frutto sotto forma di bacca bianca nel periodo invernale.
Possiede un’altra peculiarità: non ha uno sviluppo verticale, ma bensì circolare ed è caratteristico vedere sulle piante di latifoglia, nel periodo invernale quando sono scomparse le foglie, i cespugli circolari del vischio. Può crescere sia sulle latifoglie sia sulle conifere.
All’inizio del novecento, tra il 1916 e il 1925, Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, ebbe l’intuizione, con la collaborazione della dottoressa Ita Wegman, di utilizzare una particolare preparazione di vischio per la terapia dei tumori, studiando la corrispondenza tra i processi patologici neoplastici e i processi di sviluppo di questa pianta.

Egli ne definì i particolari processi di preparazione antroposofica, attraverso la fermentazione e la miscelazione di componenti invernali, quali le bacche bianche, ed estivi, quali le foglie.
La preparazione antroposofica di Steiner, ad uso oncologico, si differenzia quindi assolutamente dalla preparazione fitoterapica utilizzata per le altre patologie che abbiamo indicato precedentemente. La preparazione fitoterapica è inoltre per uso orale mentre quella steineriana è per uso iniettabile, prevalentemente sottocutaneo.
Il Vischio iniettabile contiene polisaccaridi, fitosteroli, oligoelementi, acido ascorbico, polifenoli, ammine e proteine. Ma sono soprattutto le componenti proteiche quelle più interessanti, in particolare le viscolectine, che sono delle glicoproteine, e le viscotossine, dei polipeptidi.
E’ interessante la contemporanea presenza di componenti citotossiche, che danneggiano le cellule neoplastiche,  e immunostimolanti.

Dai primi del novecento, quando Steiner ebbe le prime intuizioni sull’utilizzazione dell’estratto di vischio fermentato in oncologia, la terapia convenzionale dei tumori ha fatto dei passi avanti enormi sia dal punto di vista della chirurgia, dei farmaci chemioterapici e della radioterapia. Sono state inoltre scoperte le terapie ormonali e biologiche dei tumori con gli anticorpi monoclonali specifici.
I preparati antroposofici di vischio non hanno quindi oggi un ruolo centrale nella terapia dei tumori, ma mantengono un ruolo interessante quali coadiuvanti nel preservare l’integrità del sistema immunitario e nel favorire una maggiore efficacia delle terapie convenzionali anche nella fase della prevenzione delle recidive.
Ormai sono numerosi i lavori scientifici effettuati in vitro, su cellule, o in vivo, sui pazienti, che dimostrano come l’uso dei preparati antroposofici di vischio nei pazienti sottoposti a terapie oncologiche migliorino l’efficacia e la tollerabilità di queste ultime e aumentino la qualità di vita dei pazienti.

Nell’allestimento di una terapia oncologica coadiuvante con il vischio occorre tener presente diversi fattori.
Il primo è la scelta dell’albero ospite. Esistono in commercio preparati di vischio di melo, di quercia e di pino con concentrazioni diverse di viscotossine e di viscolectine che condizionano l’indicazione nelle diverse forme di tumore per una maggior affinità nei confronti di alcuni organi.
Talora al vischio di un particolare albero possono essere associati dei metalli (argento, mercurio, rame…) che ne aumentano l’efficacia nei confronti di certi organi.
Le iniezioni sottocutanee di vischio vengono utilizzate normalmente in dosi scalari crescenti che costituiscono un ciclo che viene ripetuto più volte per un periodo, che può durare anche più anni.
E’ necessario, inoltre, scegliere la dose del ciclo scalare perché esistono varie concentrazioni che sono scelte dal medico in funzione del momento di inizio della terapia, della risposta del paziente, dell’andamento clinico e dell’obiettivo che si desidera raggiungere. In taluni casi particolari vengono scelte preparazione a dose costante, anche in questo caso, a diverse concentrazioni.

Le neoplasie in cui il vischio è stato più studiato ed utilizzato, a scopo coadiuvante, sono quelle della mammella, dello stomaco, del polmone, del colon retto e, più recentemente, della vescica, e i sarcomi giovanili.
Le fasi, in cui questa terapia può essere utilizzata, variano dalla prevenzione, alle lesioni precancerose, alla fase che precede o segue la chirurgia, all’associazione con la chemio e la radioterapia, ai primi anni di controllo, alle recidive, all’accompagnamento nelle terapie palliative.

Da quanto esposto, in questa breve introduzione all’utilizzazione delle preparazioni di Viscum album fermentato, emerge comunque l’utilità della prescrizione di questo medicinale ideato da Rudolf Steiner per offrire un ulteriore opportunità ai pazienti oncologici che sono o sono già stati in terapia chirurgica, con chemioterapici, con radioterapia, con terapia ormonale o con farmaci biologici, per migliorare la qualità di vita e la tollerabilità e l’efficacia delle suddette terapie. Ma è opportuno sottolineare anche la possibilità di offrire un ulteriore opportunità di miglioramento della qualità della vita nei pazienti che purtroppo sono ormai destinati solo alle cure palliative.



Dott. Edoardo Felisi – Medico Chirurgo, esperto in Omeopatia – Docente al Seminario sui Medicinali Omeopatici del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università degli Sudi di Pavia.


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