martedì 15 dicembre 2015

ATTENTATI, TERRORE E VITA


“Non esiste un bambino senza la madre” diceva Winnicott anni fa, che tradotto sarebbe “nessuno di noi può vivere senza relazioni autentiche con altre persone”. Vi chiederete, cari lettori, cosa c’entri questo con il terrorismo, gli attentati e i fanatici fondamentalisti che uccidono persone innocenti. E soprattutto perché questo articolo in un blog che parla di salute, fisica e psicologica.
Non è mio intento esporre opinioni personali circa i terribili avvenimenti che hanno scosso il mondo, gli attentati che quasi quotidianamente avvengono vicino e lontano da noi, quelli di cui la stampa parla e quelli che nessuno conosce. Vorrei, invece, riflettere con voi sul rischio che la diffusione della paura porta con sé, un rischio che tocca tutti in prima persona: il dramma della solitudine. Tutti ci rendiamo conto di quanto sia difficile nella nostra società creare e mantenere relazioni: tempi limitati, usi e costumi consumistici e individualistici, i mezzi di comunicazione che sempre più ci “avvicinano” ai lontani e ci allontanano dai vicini.
All’indomani dei vergognosi attentati di Parigi tutti siamo rimasti scossi. Ognuno di noi avrà pensato di non essere al sicuro, di essere nel mirino di qualcuno o di qualcosa di troppo grande. Ma questa naturale paura rischia di farci cadere in due trappole altrettanto subdole e pericolose: la paranoia e l’indifferenza.
C’è chi reagisce diventando paranoico e chi facendo finta che non sia successo niente. C’è chi si chiuderebbe in casa o va in giro sempre sul “chi va là” e chi fa finta di nulla continuando la sua vita imperterrito come se niente fosse. Sappiamo che entrambe sono modalità difensive per allontanare da noi la paura, perché la paura -così come tutte le emozioni e sensazioni “negative”- va assolutamente annullata, annientata, ridotta al silenzio. Non possiamo aver paura, essere spaventati, tristi, delusi, annoiati…dobbiamo sempre essere positivi, forti e gioiosi (e il bel film “Inside out” ci fa riflettere su questo). Purtroppo paranoia e indifferenza di autoalimentano: se coltiviamo solo paranoia e indifferenza, diventeremo paranoici e indifferenti pian piano per tutto, anche nelle nostre relazioni. E qui sta la questione centrale: queste cose ci allontanano gli uni dagli altri, ci trascinano in un vortice di solitudine, ci fanno concentrare solo su noi stessi e non sulle nostre relazioni. Ed è proprio quando le nostre relazioni -per svariati motivi- diventano prigioni (ad esempio di paranoia, indifferenza, solitudine, violenza) che smettiamo di stare bene. La solitudine ci toglie vita, ci toglie vitalità. Ovviamente io non so come si combatta il terrorismo, ma -forse- inizio a capire come si può combattere il terrore: combattendo la solitudine, l’indifferenza, spendendo tempo ed energie nella costruzione di relazioni vere, intime e profonde e non solo superficiali e pubbliche. Forse possiamo insegnare ai nostri figli a dare più importanza allo stare insieme, possiamo smettere di avere nella testa solo la scuola e aiutare i nostri bambini e ragazzi a crescere nella loro interezza, nella loro umanità. Sarebbe bello vedere bambini magari meno bravi a scuola ma più capaci di creare relazioni reciproche e affettuose e, quindi, più capaci di stare bene. Non riusciremo, così, a proteggere i nostri figli dal terrorismo (e chi potrebbe?), ma sicuramente li renderemo persone capaci di affrontare la paura senza che diventi sempre ed inevitabilmente terrore. Il terrore ci pietrifica, la paura ci fa rendere conto che siamo ancora vivi e ci spinge a muoverci. La solitudine ci ingabbia, la compagnia ci libera e ci fa sentire vivi. Nell’augurarvi un sereno Natale, auguro a voi e a me stesso di cogliere questi giorni di festa come occasione per dare nuova linfa -e tempo- alle relazioni con le persone importanti della nostra vita.

Dr. Marco Bernardi
Psicologo 
Milano



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