"La prima valutazione da fare è capire se l'esperienza è adeguata all'età ed è ragionevolmente proponibile", dice Fazzi. La risposta non può essere quella di eliminare il rischio, ma di proporre con intenzionalità e gradualità. Cosa succede quando un bambino sale su un albero, corre più veloce del solito o si cimenta in una nuova esperienza sotto la supervisione costante di un adulto? Riesci ad imparare. A conoscere i propri limiti, a gestire le emozioni, a sviluppare capacità fondamentali per la crescita. Parola di neuropsichiatri infantili. "Affrontare il rischio e imparare a gestire emozioni complesse adeguate all'età – spiega Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Professore Ordinario di Neuropsichiatria infantile dell'Università degli Studi di Brescia e Direttore SC Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, ASST Spedali Civili di Brescia - sono tappe essenziali per lo sviluppo sano di bambini e adolescenti. Un bambino che impara a gestire i rischi affina una delle competenze di uno sviluppo neuropsichico ottimale che si chiama resilienza ovvero la capacità di affrontare eventi stressanti o traumatici e riorganizzare in maniera positiva la propria vita anche dinanzi alle difficoltà. Imparare a gestire i rischi aiuta a sviluppare anche altre competenze come la capacità di prendere decisioni e la fiducia in sé stesso .
E se ogni graffio è una lezione e ogni sfida un'occasione per i bambini per conoscersi meglio, cosa possono fare i genitori per lasciargli la libertà di imparare affrontando piccoli rischi, senza correre pericoli? Come è meglio porsi di fronte alle richieste dei bambini di partecipare ad esperienze che possono comportare un rischio?








.jpg)





