I neonati al primo mese di vita hanno un cervello già capace di elaborare le informazioni olfattive scatenate dalla percezione di odori piacevoli, come il profumo di fragola, e odori sgradevoli, come quello della benzina. Lo hanno scoperto i ricercatori del National Institute on Drug Abuse statunitense, con uno studio, pubblicato sulla rivista JNeurosci, che accende un faro sulle primissime fasi di sviluppo del senso dell'olfatto. La capacità di percepire gli odori permette di attuare comportamenti adattativi molto importanti, come ad esempio l'alimentazione, ma non è ancora del tutto chiaro come questa abilità si sviluppi nelle primissime fasi della vita. Per colmare tale lacuna, i ricercatori hanno usato la risonanza magnetica funzionale in modo da studiare l'attività cerebrale di neonati al primo mese di vita mentre venivano esposti a odori piacevoli (come il profumo di fragola o banana) oppure sgradevoli (come quello di sudore o benzina). I dati raccolti dimostrano che gli odori accendono regioni del cervello fortemente legate al senso dell'olfatto così come pure il talamo, una struttura del sistema nervoso centrale che è molto importante per elaborare le informazioni sensoriali in generale.
mercoledì 19 febbraio 2025
Come sentono gli odori i neonati
I neonati al primo mese di vita hanno un cervello già capace di elaborare le informazioni olfattive scatenate dalla percezione di odori piacevoli, come il profumo di fragola, e odori sgradevoli, come quello della benzina. Lo hanno scoperto i ricercatori del National Institute on Drug Abuse statunitense, con uno studio, pubblicato sulla rivista JNeurosci, che accende un faro sulle primissime fasi di sviluppo del senso dell'olfatto. La capacità di percepire gli odori permette di attuare comportamenti adattativi molto importanti, come ad esempio l'alimentazione, ma non è ancora del tutto chiaro come questa abilità si sviluppi nelle primissime fasi della vita. Per colmare tale lacuna, i ricercatori hanno usato la risonanza magnetica funzionale in modo da studiare l'attività cerebrale di neonati al primo mese di vita mentre venivano esposti a odori piacevoli (come il profumo di fragola o banana) oppure sgradevoli (come quello di sudore o benzina). I dati raccolti dimostrano che gli odori accendono regioni del cervello fortemente legate al senso dell'olfatto così come pure il talamo, una struttura del sistema nervoso centrale che è molto importante per elaborare le informazioni sensoriali in generale.
mercoledì 29 gennaio 2025
DIETA MEDITERRANEA NELLE MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI
Un recente studio pubblicato su Nutrients ha esplorato come specifici nutrienti abbondanti nella dieta mediterranea (MD) influenzino il microbioma intestinale e la gestione delle malattie infiammatorie intestinali (IBD). I ricercatori hanno scoperto che la MD è legata a un minor rischio di malattie croniche come le IBD, e che le proteine vegetali, gli acidi grassi omega-3, i polifenoli, la chitina, il resveratrolo e i frutto-oligosaccaridi (FOS) possono supportare questi benefici. Le malattie infiammatorie croniche intestinali, tra cui la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, sono caratterizzate da alterazioni della barriera intestinale e infiammazione cronica, con sintomi come dolore addominale, perdita di peso e diarrea. Il microbiota intestinale, un insieme complesso di microrganismi che colonizzano l’intestino umano, gioca un ruolo chiave nello sviluppo e nella progressione delle IBD. Disbiosi o alterazioni della composizione microbica possono aggravare l’infiammazione intestinale. La dieta rappresenta una promettente strategia per modulare il microbiota intestinale e gestire l’IBD. In particolare, la dieta mediterranea, ricca di olio d’oliva, noci, legumi, cereali integrali, verdure, frutta e povera di grassi animali e cibi processati, è stata associata a una migliore salute intestinale.
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mercoledì 15 gennaio 2025
AUTISMO: NEI PAESI RICCHI 1 PERSONA OGNI 127
ll disturbo dello spettro autistico ha un peso enorme sulla salute dei giovani nel mondo: si colloca tra le prime 10 cause non fatali di cattiva salute tra gli under-20, infatti si stima che nel 2021 circa 61,8 milioni di persone fossero colpite da autismo - pari a 1 persona su 127. È quanto emerge da una nuova analisi globale condotta nell'ambito del Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study (GBD) 2021. Pubblicato su The Lancet Psychiatry, lo studio è stato condotto presso l'Institute for Health Metrics and Evaluation dell'Università di Washington a Seattle. I risultati principali rivelano forti disparità: la prevalenza globale di ASD è significativamente più alta tra i maschi, con 1065 casi per 100mila maschi, quasi il doppio della prevalenza globale tra le femmine (508 per 100mila femmine). Regioni ad alto reddito come l'Asia-Pacifico, compreso il Giappone, hanno registrato la più alta prevalenza globale (1.560 per 100.000 persone), mentre l'America Latina tropicale e il Bangladesh hanno registrato la più bassa. Nonostante le differenze di sesso e regione, le persone autistiche sono presenti a livello globale in tutte le fasce d'età, con un aumento degli anni di vita persi per disabilità (DALY) dovuto alla crescita della popolazione.
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mercoledì 8 gennaio 2025
COME MANTENERE IL CERVELLO GIOVANE
Dal sonno alla dieta all'attività fisica, ecco otto buone abitudini per rallentare l'invecchiamento del cervello, proteggendo potenzialmente dalla demenza: si tratta della lista di controllo Life's Essential 8, originariamente pensate per la salute cardiovascolare ma che, secondo uno studio coordinato da Tianzhou Ma dell'Università del Maryland, funzionano anche per la salute del cervello. Le raccomandazioni consigliano almeno 150 minuti di esercizio fisico moderato, come una camminata a passo sostenuto, alla settimana, una dieta sana ricca di noci, frutta, verdura e alimenti integrali, il mantenimento di un peso sano, un sonno di almeno 7 ore a notte, no al fumo, controllo dei livelli di colesterolo, glicemia e pressione sanguigna. Gli esperti hanno stimato che per ogni 10 punti in più di aderenza alle 8 abitudini su una scala da 0 a 100, il cervello appare più giovane di 113 giorni.
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