sabato 30 gennaio 2010

CENTRALI NUCLEARI E PERICOLO LEUCEMIA


Le centrali nucleari rappresentano un serio rischio per la salute dei cittadini, anche quando sono ben funzionanti, è questo l’argomento trattato sulle pagine di Repubblica del 12 gennaio da Francesco Bottaccioli, presidente onorario della società di psiconeuroendocrinoimmunologia(http://www.simaiss.it/default.asp), che riporta i risultati di uno studio condotto dall'ente governativo tedesco per il controllo della radioattività (quello che dovrebbe essere la prossima agenzia nucleare nel nostro paese) che ha messo sotto controllo tutte e 16 le centrali nucleari funzionanti in Germania.
Lo studio mette in evidenza una correlazione tra l'aumento d'incidenza di leucemie infantile (entro i cinque anni di età) e la vicinanza residenziale ad una centrale atomica. I bambini che vivono in un raggio di cinque chilometri da un reattore nucleare hanno infatti- secondo questo studio- un aumento del 76% del rischio d'incidenza di contrarre questo tipo di tumore rispetto ai coetanei che vivono in un raggio distante oltre cinquanta chilometri.
Lo studio, condotto nel 2008, è stato confermato - scrive Bottaccioli- da metanalisi recenti che indicano l'esistenza di una correlazione positiva tra l'incidenza di tumori infantili (in particolare leucemia) e la vicinanza ad una centrale elettronucleare.
Anche se in nessuno degli studi si giunge a dare una spiegazione del fenomeno, in un recente articolo comparso su Environmental health- scrive ancora Bottaccioli- si ipotizza che i radionucli (trizio,C14, gas nobili radioattivi come kripton, argon, xeno) liberati con il vapore acqueo dagli impianti vengano assorbiti nel suolo e nei vegetali ed entrino nella catena alimentare. Sarebbero poi le madri esposte a queste sostanze radioattive a trasmettere ai figli- durante la gravidanza- una sorta di imprinting cellulare capace di indurre tumori nelle prime età della vita.
Sarà quindi ovvio che il governo italiano non potrà risolvere il problema della scelta dei luoghi di costruzione degli impianti unicamente distribuendo soldi alle popolazioni che vivono nelle vicinanze.
Tratto da la Repubblica , martedi’ 12 Gennaio 2010
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 27 gennaio 2010

OBESITA' INFANTILE


Obesita infantile,interventi gia'a sei anni e nuove strategie
Secondo le ultime raccomandazioni dell'U.S. Preventive Services Task Force (Uspstf), nei bambini a partire dai sei anni dovrebbe essere verificata l'eventuale condizione di obesità, da parte dei pediatri, così da individuare e mettere in atto, laddove necessario, specifici e tempestivi interventi, per riportare il peso a valori normali. Le nuove linee guida anti-obesità infantile, contenute in un articolo pubblicato di recente su Pediatrics, si sostituiscono alla precedente versione risalente al 2005. La principale novità dell'ultima versione risiede nel fatto che gli esperti Uspstf hanno stabilito, per la prima volta, che programmi d'intervento da moderati a intensi, che tengano in considerazione dieta, attività fisica e suggerimenti riguardanti lo stile di vita, possono effettivamente offrire un fondamentale contributo al problema dell'obesità, nella fascia d'età compresa tra 6 e 18 anni.
Differentemente, cinque anni fa, nonostante fosse stato definito che la misura del Bmi (indice di massa corporea) potesse rappresentare un valido parametro di screening, gli addetti ai lavori non erano stati in grado di identificare strategie efficaci nella gestione di tale problema sempre più diffuso tra i più piccoli. (Pediatrics 2010, early online publication)
In aggiunta a questa notizia segnaliamo la creazione di un dispositivo per tenere sotto controllo la velocità con cui i bambini mangiano durante i pasti principali. L'idea è di un gruppo di ricercatori del Bristol Royal Hospital for Children che, a tale scopo, ha utilizzato il "mandometro", un dispositivo elettronico che, posizionato sotto il piatto contenente la pietanza, sarebbe in grado di monitorare la velocità a cui questa viene consumata. Lo studio pubblicato su British Medical Journal ha riguardato 106 adolescenti obesi in cui sono state misurate le variazioni nello score Sds (standard deviation score) dell'indice di massa corporea (Bmi) per un intero anno. Per il gruppo sottoposto alla nuova strategia d'intervento, dopo 12 mesi, è stato registrato un minore valore medio dell'Sds Bmi rispetto al gruppo standard.
BMJ. 2009 Jan 5;340:b5388. .
Da Pediatria 33 del 25/01/2010
Elena Bosi, pediatra Milano

sabato 23 gennaio 2010

OPPORTUNITA' DI LAVORO


Opportunità di lavoro in Gran Bretagna

Il Coordinamento EURES del Ministero della Lavoro segnala
alcune opportunità di lavoro in Gran Bretagna che possono
interessare i medici italiani. In particolare il Servizio Sanitario Inglese
necessità di varie figure specialistiche: ginecologi, anestesisti chirurghi,pediatri e soprattutto medici d'emergenza. Per maggiori informazioni consultare il sito:
http://www2.fnomceo.it/PortaleFnomceo/showItem.2puntOT?id=67658
Tratto da “Toscana Medica News” del 14.01.2010,n.2
Massimo Tilli ,medico Firenze

giovedì 21 gennaio 2010

National Center for complementary and alternative medecine

Il prestigioso National Istitute of Health (NIH) lungi dal combattere guerre di religione contro le medicine non convenzionali ha da tempo istituito una politica di approfondimento scientifico e di seria divulgazione.
Il sito dedicato alle CAM (http://nccam.nih.gov/) è ampio e ricco di contenuti scientifici, con più pagine dedicate ai trials clinici. Un esempio importante di approccio serio e costruttivo nella strada verso la medicina integrata.

Amedeo Galassi

martedì 19 gennaio 2010

Il rapporto tra il medico “convenzionale” e il paziente che utilizza CAM


Un interessante studio, dal titolo “The use of complementary and alternative medicine by patients attending a general otolaryngology clinic: can we afford to ignore it?” (qui) è stato pubblicato sull’ultimo numero dell’ American journal of otolaryngology a firma di un gruppo di otorini (Shakeel M et al.) del Department of Otolaryngology Head and Neck Surgery della Aberdeen Royal Infirmary.
Gli autori hanno somministrato, nel periodo compreso tra l’Ottobre 2005 e il Gennaio 2006, un totale di 1366 questionari anonimi a pazienti che si rivolgevano per la prima volta al loro ambulatorio, con l’intento di conoscerne la prevalenza e lo scenario nell’utilizzo delle CAM per la cura delle patologie otorinolaringoiatriche.
Il 61% dei soggetti che hanno compilato il questionario, hanno dichiarato di avere fatto uso di CAM; almeno il 36% ne hanno fatto uso negli ultimi 12 mesi. I rimedi più popolari sono l’olio di fegato di merluzzo (368 pazienti su 833), l’aglio (197/833) il mirtillo rosso (181/833), l’aloe vera (176/833), l’olio di enotera (174/833) e l’echinacea (163/833). Il 27% degli intervistati ha dichiarato di avere fatto uso di massaggi, il 22% di agopuntura, il 16% di aromaterapia, il 14% di chiropratica o di reflessologia e il 13% di omeopatia. Il 17% ha dichiarato di fare uso delle CAM per le loro patologie correnti.
Soltanto l’8% ha dichiarato di trovare inefficaci le CAM, mentre il 57% raccomanderebbe questi trattamenti ad altri. Di particolare interesse è infine il dato relativo al rapporto con il proprio medico curante. Il 51% dei pazienti ha infatti dichiarato di non avere informato il proprio medico “convenzionale” del suo utilizzo di CAM.
Proprio questo ultimo è il concetto sul quale è opportuno soffermarsi maggiormente. Dal dato sopra riportato emergono infatti alcuni importanti interrogativi: è corretto che il medico curante non sia informato sull’utilizzo di CAM da parte del proprio paziente? Quale livello di informazione/formazione hanno i medici “convenzionali” su questi approcci terapeutici? Sono in condizione di valutare eventuali possibili interazioni tra le terapie “convenzionali” e altri trattamenti? Per quale ragione i pazienti non riferiscono al proprio medico curante l’utilizzo delle CAM?
G. Di Leone – Medico - Bari

lunedì 18 gennaio 2010

MUSICA E BAMBINI


Bebe' prematuri che ascoltano Mozart crescono di piu'

Roma, 8 gen. (Adnkronos Salute) - Incubatrice, cure mediche specialistiche e amore dei genitori. Con l'aggiunta di qualche nota firmata da Wolfgang Amadeus Mozart. Ecco la 'ricetta' per far crescere di più e più velocemente i bimbi nati prematuri, secondo un team dell'università di Tel Aviv ( Lis Maternity Hospital, Tel Aviv Medical Center) in un articolo riportato dalla prestigiosa rivista Pediatrics di Gennaio.Trenta minuti di musica mozartiana in un'unica sessione giornaliera sembrano dunque un 'toccasana' per i bebè che vengono alla luce troppo presto, come dimostrano le analisi effettuate su un campione di neonati. L'effetto osservato sembra quello di un profondo rilassamento del bebé, che spende meno energia e ha quindi bisogno di una quantità minore di calorie per crescere rapidamente. Gli esperti se ne sono resi conto misurando la spesa energetica dei bambini prima e dopo l'ascolto delle opere di Mozart per mezzora e confrontandola con quella osservata quando erano a riposo. Effettivamente, dopo aver ascoltato la musica, i bambini diminuivano la quantità di energia spesa, un meccanismo che facilita la crescita. "Al contrario di Beethoven, Bach o Bartok - osservano Dror Mandel e Ronit Lubetzky, autori dello studio che appare sul sito dell'ateneo israeliano - Mozart ha prodotto melodie altamente ripetitive. Queste consente ai centri di 'organizzazione' della corteccia cerebrale di lavorare meglio. Ma ci sarà bisogno di approfondimenti scientifici per verificare questa ipotesi".

Elena Bosi, pediatra
Milano

venerdì 15 gennaio 2010

TRATTAMENTO OMEOPATICO E TUMORI



Su Oncology Reports leggo un articolo molto interessante sul trattamento omeopatico di patologie oncologiche maligne. Singolare il fatto che il lavoro di anni di due medici indiani di Calcutta, Prasanta e Pratip Banerji, venga sottoposto a valutazione e validazione da parte del NCI (National Cancer Institut) statunitense attraverso un programma definito Best Case Series Program. Questo Istituto dal 1991 ha avviato un processo di valutazione estremamente rigorosa di dati che provengano da medici che si occupino di patologia oncologica con Medicine complementari e alternative (CAM). Nel 1998 è stato creato l’Office of Cancer Complementary and Alternative Medicine (OCCAM) al fine di meglio coordinare e aumentare il lavoro del NCI a riguardo dell’ambito delle CAM.
In questo studio dai 300 casi presentati dai medici indiani, riguardanti storie di pazienti con cancro trattati esclusivamente con terapia omeopatica secondo il “protocollo Banerji”, sono stati selezionati 14 eventi: di questi solo 10 casi erano scelti per la revisione perché seguiti per un tempo lungo, perché disponibili i vetrini per l’analisi isto-citologica e complete per tutto il decorso le immagini radiologiche. Tutto il materiale veniva rianalizzato da anatomo-patologi e radiologi del NIH (National Institutes of Health).
Vengono esposti in modo specifico quattro storie: due di pazienti con Carcinoma polmonare trattati con Kalium Carbonicum 200CH e Ferrum phosph 3DH e due pazienti con Carcinoma dell’esofago trattati con Condurango 30CH; in tutti la risoluzione completa della malattia con una durata di terapia dai 9 ai 21 mesi. Nessun effetto collaterale è stato mai notato. L’articolo conclude dicendo che viste le premesse l’NCI ritiene di voler cominciare una ricerca prospettica di tipo osservazionale.

Prasanta Banerji, Donald R. Campbell, Pratip Banerji: “Cancer patients treated with the Banerji protocols utilising homeopathic medicine: A Best Case Series Program of the National Cancer Institute USA:
Oncology Reports, Jul 2008, vol 20/1, pp. 69-74.
Candida Berti, gennaio 2010

domenica 10 gennaio 2010

Proteggersi dal freddo eccessivo

Il grande freddo invernale rappresenta una seria minaccia per la nostra salute. Ed è per questo motivo che il Ministero della Salute, sul suo sito ha pubblicato un vademecum su come combattere il freddo e sui danni che può provocare sul nostro corpo. Le categorie che soffrono di più a causa del freddo sono anziani, bambini, ammalati cronici e senza tetto. Tra le patologie, il Ministero evidenzia geloni, congelamento e ipotermia, ma anche lesioni gravi che possono portare anche alla morte, e si verificano quando la temperatura scende al di sotto di –5°C. Vi è poi l'aggravarsi di patologie croniche, soprattutto cardiopatie e broncopatie. Ma nella categoria dei rischi per la salute, vanno considerati anche gli incidenti domestici, causati da un cattivo funzionamento degli impianti di riscadamento. Sul sito ministeriale, quindi, sono riportati alcuni consigli della Direzione generale della Prevenzione sanitaria – CCM per prevenire, quando si può, questi disagi. (da: Toscana Medica News n. 1 del 07/01/2010)
Enrica Campanini, medico, Firenze

venerdì 8 gennaio 2010

SOIA E TUMORE MAMMARIO



TUMORE AL SENO : SOIA RIDUCE MORTALITA' E RECIDIVE

L'introduzione nella dieta di prodotti alimentari a base di soia ridurrebbe il rischio di morte e recidive in donne affette da carcinoma mammario. La conferma arriva da Shanghai Breast Cancer Survival Study, un ampio studio pubblicato su Jama che ha finalmente fatto chiarezza sulle proprietà anticancerogene degli isoflavonoidi, una classe di fitoestrogeni, oggetto di precedente controversia. L'indagine, conclusasi in giungo 2009, ha previsto il reclutamento di oltre 5.000 donne, di età compresa tra 20 e 74 anni, a cui tra marzo 2002 e aprile 2006 era stato diagnosticato un tumore alla mammella. In sintesi, elevati consumi di soia sono apparsi associati a una minore incidenza di mortalità e di recidive, rispetto a consumi più bassi (hazard ratio = 0,71 e 0,68, rispettivamente). In aggiunta, il tasso di mortalità e di recidive a quattro anni è risultato di 10,3% e 7,4% e di 11,2% e 8,0%, per assunzioni elevate e basse di soia, rispettivamente. Questa correlazione inversa è evidente per tumori con recettori estrogeno-positivi ed estrogeno-negativi e si riscontra sia nelle donne trattate sia in quelle non trattate con tamoxifene. (L.A.)

Jama 2009;302(22):2437-2443
Tratto da Docteur News 12/12/2009

Elena Bosi,pediatra
Milano