giovedì 11 settembre 2008
Dislessia e terapie complementari
Nel breve giro di pochi giorni mi trovo ad invitare nuovamente alla riflessione su questo blog su articoli pubblicati su importanti riviste scientifiche, impostati in maniera sovrapponibile, riferiti a patologie di grande peso sociale per il cui approccio clinico si fa riferimento alle CAM.
In questo caso mi riferisco a un articolo pubblicato nel maggio scorso, a firma di Bull L. (della School of Life Sciences, Roehampton University, London), sulla rivista International journal of language & communication disorders / Royal College of Speech & Language Therapists, dal titolo “Survey of complementary and alternative therapies used by children with specific learning difficulties (dyslexia)” (link)
Partendo dal presupposto che la dislessia è un’affezione che colpisce il 10% della popolazione infantile britannica, l’autore osserva come in assenza di un efficace trattamento convenzionale sia verosimile il ricorso da parte dei genitori alle medicine complementari ed alternative (CAM). Obiettivo di questo studio era pertanto definire: a) la durata del trattamento mediante CAM dei bambini dislessici; b) il ruolo dei fattori socio-demografici nell’utilizzo delle CAM in questi piccoli pazienti; c) la predisposizione familiare riguardo l’utilizzo delle CAM per il trattamento della dislessia infantile; d) l’influenza sull’utilizzo delle CAM delle conoscenze dei genitori in merito alla patologia.
Anche in questo caso l’autore ha somministrato ai genitori di bambini dislessici (n=148) uno specifico questionario. Il 52% dei casi (82 bambini) ha dichiarato di ricorrere alle CAM per la cura della dislessia. Nella maggior parte dei casi (63 bambini) l’approccio era di tipo nutrizionale (integratori alimentari o diete speciali). 29 bambini erano trattati omeopaticamente e altrettanti con osteopatia o chiropratica. In questo studio i fattori socio-demografici non sono risultati utili al fine di predire l’utilizzo delle CAM. I genitori di 101 bambini dislessici hanno dichiarato che l’interesse nei confronti delle CAM per il trattamento della dislessia era basato su una loro propensione più generale verso questo tipo di approccio terapeutico. Peraltro i genitori che erano maggiormente orientati verso un’interpretazione della dislessia di tipo medico erano anche maggiormente predisposti all’utilizzo delle CAM (p<0.01).
L’autore conclude ribadendo il frequente utilizzo delle CAM nel trattamento della dislessia infantile e sollecitando il personale sanitario e pedagogico ad un maggior supporto informativo nei confronti dei genitori, al fine di invitarli a scelte maggiormente orientate verso le evidenze scientifiche.
I tre studi che ho recentemente riportato sul blog (riferiti oltre alla dislessia anche al trattamento dei tumori e della sclerosi multipla) hanno tutti in comune alcuni elementi: la volontà di verificare quanto siano diffuse le CAM negli approcci terapeutici di queste patologie, la tendenza a confondere queste metodiche terapeutiche fra di loro (ad esempio dietologia, chiropratica e omeopatia partono da presupposti scientifici ben differenti), la ricorrenza di alcune caratteristiche socio-culturali nella tipologia dei pazienti che si rivolgono a queste terapie. In tutti i campioni esaminati ricorre l’utilizzo delle CAM in una percentuale significativa e generalmente viene riportato un favorevole riscontro relativo ai risultati terapeutici.
Di fondo si percepisce comunque un atteggiamento di perplessità da parte degli autori, che giungono anche (come nel caso della dislessia) a richiedere il perfezionamento degli strumenti di diffusione delle evidenze scientifiche, con ciò ritenendo chiaramente che una maggiore informazione potrebbe disincentivare i pazienti dal rivolgersi alle CAM.
Ancora una volta mi chiedo se non sarebbe il caso di provare a formulare delle domande in maniera differente: in quali patologie e/o in quali pazienti le CAM possono essere utilizzate in maniera proficua? Possono supportare (o in alcuni casi sostituire) un approccio convenzionale? Per quale ragione i pazienti si rivolgono alle CAM e si dichiarano soddisfatti di questi approcci?
Valuto comunque favorevolmente il fatto che un elevato numero di articoli venga pubblicato su importanti riviste scientifiche da parte di autori non necessariamente vicini alle CAM.
Giorgio Di Leone – Medico - Bari
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