Sono ormai frequenti gli studi pubblicati su riviste scientifiche convenzionali che mirano ad esaminare la diffusione dell’utilizzo delle CAM nelle varie branche specialistiche e le ragioni di tale diffusione. Ho in precedenza già segnalato diversi lavori che perseguono questo obiettivo, e ormai con frequenza sempre maggiore gli autori concludono invitando il personale sanitario ad approfondire le conoscenze relative a questi approcci terapeutici.
Ad analoghe conclusioni giunge il lavoro pubblicato in agosto 2008 da Skouteris H. & al. sulla rivista The Australian & New Zealand journal of obstetrics & gynaecology, dal titolo “Use of complementary and alternative medicines by a sample of Australian women during pregnancy” (Qui).
Gli autori partono dalla considerazione che l’utilizzo delle CAM è in costante crescita in Australia, e che le donne sembrano essere maggiormente coinvolte degli uomini. Ponendosi pertanto come obiettivo lo studio dell’utilizzo di queste metodiche terapeutiche durante il periodo della gravidanza (analizzando le CAM più frequentemente utilizzate, i sintomi e/o le patologie che inducono al loro ricorso e la percezione sulla loro efficacia), gli autori hanno valutato i risultati di un questionario autosomministrato in un campione di 320 donne durante la fine del secondo/l’inizio del terzo trimestre di gestazione.
Il 73% delle donne ha dichiarato di avere utilizzato almeno un tipo di terapia complementare durante le prime otto settimane di gravidanza. Circa un terzo delle donne intervistate ha dichiarato di avere fatto ricorso alle CAM per alleviare uno specifico sintomo fisico e il 95,7% di queste ha manifestato un miglioramento dei disturbi. Un quarto delle donne intervistate ha inoltre dichiarato di prevedere il ricorso a una terapia alternativa per la preparazione al parto.
La medicina convenzionale continua ad interrogarsi sulle ragioni che inducono i pazienti a rivolgersi alle CAM, e, in maniera più o meno diretta, raccolgono testimonianze sull’efficacia (o, quanto meno, sulla percezione di efficacia) di queste terapie.
Quando cadranno le ultime barriere e inizieremo a ragionare sulle possibili utili integrazioni dei differenti approcci terapeutici?
G. Di Leone – Medico - Bari
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