In Italia la ricerca e la sperimentazione su malattie che alterino la capacità di intendere e volere (Alzheimer, Huntington o altre malattie degenerative) rischia di bloccarsi.
Infatti, nel nostro Paese, se la persona è incapace di esprimere il proprio consenso in sua vece possono intervenire solo l’amministratore di sostegno, il curatore o,nei casi più gravi, il rappresentante legale.
In pratica poi tali realtà non si verificano quasi mai e ciò sta bloccando questo tipo di ricerca. Tale rischio è stato segnalato da Carlo Petrini responsabile dell’unità di bioetica dell’Istituto superiore di sanità durante un corso su etica e ricerca.
E’ stata quindi avvallata una richiesta sia dal mondo della ricerca e della bioetica sia da quello della politica di convalidare una forma più semplice di consenso legale, eventualmente prendendo a modello quello dei trapianti oppure considerando legalmente valido, per quella particolare sperimentazione, il consenso espresso da un familiare o da un parente stretto dell’ammalato.
Da “Attualità” Medicina Naturale febbraio 2011
Elena Bosi, Pediatra Milano
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