L'allarme sul possibile rischio tumori dall'uso dei telefoni cellulari, lanciato ieri dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell'Organizzazione mondiale della sanità, va approfondito con ulteriori ricerche. Nel frattempo, però, "bisogna usare una politica di cautela ovvero limitare l'uso del telefonino ai ragazzi e proibirlo ai bambini, entrambi in fase di crescita quindi più esposti agli eventuali rischi, in particolare sul nervo acustico e sul cervello".
Questa la posizione di Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell'Istituto tumori di Aviano. Secondo l'esperto, "sarebbe anche auspicabile che gli adulti usassero sempre di più l'auricolare, non solo in macchina, nell'attesa di studi ulteriori. Non va però dimenticato che, se non è certo che il cellulare provochi il tumore, è comunque causa di incidenti anche mortali se usato in modo inappropriato in macchina". Dopo il monito della Iarc, in una nota Tirelli invita a "prendere la notizia con la dovuta cautela perché non ci sono evidenze certe che dimostrino che le onde dei telefoni cellulari siano cancerogene; al momento non lo si può escludere, ma non le si può nemmeno classificare come tali". "Secondo la Iarc, infatti, tutte le sostanze sono divise in più gruppi. Oltre alle sostanze che per ora non sono documentate come cancerogene, le altre sono distinte in tre categorie: cancerogene (per esempio amianto, fumo di sigaretta), probabilmente cancerogene e possibilmente cancerogene. Tra queste - caratterizzate da limitata evidenza di carcinogenicità negli uomini e meno che una evidenza sufficiente di carcinogenicità negli animali sperimentali - ci sono le onde dei telefonini, ma anche il caffè, che rientra in questa categoria", prosegue. "I legami tra telefonini e tumori sono deboli - tranquillizza Tirelli - come dimostrato da tutti i numerosi studi fatti negli ultimi dieci anni. In questo contesto la cautela è d'obbligo, anche perché l'esposizione è stata limitata nel tempo considerando che 25 anni fa i telefonini non c'erano". Tuttavia "resta l'incognita delle conseguenze della durata dell'esposizione prolungata nei prossimi decenni".
Questa la posizione di Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell'Istituto tumori di Aviano. Secondo l'esperto, "sarebbe anche auspicabile che gli adulti usassero sempre di più l'auricolare, non solo in macchina, nell'attesa di studi ulteriori. Non va però dimenticato che, se non è certo che il cellulare provochi il tumore, è comunque causa di incidenti anche mortali se usato in modo inappropriato in macchina". Dopo il monito della Iarc, in una nota Tirelli invita a "prendere la notizia con la dovuta cautela perché non ci sono evidenze certe che dimostrino che le onde dei telefoni cellulari siano cancerogene; al momento non lo si può escludere, ma non le si può nemmeno classificare come tali". "Secondo la Iarc, infatti, tutte le sostanze sono divise in più gruppi. Oltre alle sostanze che per ora non sono documentate come cancerogene, le altre sono distinte in tre categorie: cancerogene (per esempio amianto, fumo di sigaretta), probabilmente cancerogene e possibilmente cancerogene. Tra queste - caratterizzate da limitata evidenza di carcinogenicità negli uomini e meno che una evidenza sufficiente di carcinogenicità negli animali sperimentali - ci sono le onde dei telefonini, ma anche il caffè, che rientra in questa categoria", prosegue. "I legami tra telefonini e tumori sono deboli - tranquillizza Tirelli - come dimostrato da tutti i numerosi studi fatti negli ultimi dieci anni. In questo contesto la cautela è d'obbligo, anche perché l'esposizione è stata limitata nel tempo considerando che 25 anni fa i telefonini non c'erano". Tuttavia "resta l'incognita delle conseguenze della durata dell'esposizione prolungata nei prossimi decenni".
Univadis giovedì 2/06/2011
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