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I due ricercatori della Sapienza sono riusciti infatti a recuperare oltre il 95 per cento dei polifenoli presenti nella sostanza esausta. Il residuo solido che rimane dopo l’estrazione dei polifenoli si è rivelato inoltre un ottimo materiale per la rimozione dei metalli pesanti, utilizzabile per esempio per depurare acque contaminate da piombo, cadmio o da altre specie metalliche nocive. In alternativa, tenuto conto che il potere calorifico dei residui di estrazione del caffè è molto alto, addirittura superiore a quello del legno di migliore qualità, questo potrebbe essere sfruttato sotto forma di pellets o bricchette per alimentare stufe, caldaie o caminetti. Qui è possibile leggere l’articolo.
Enrica Campanini
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