lunedì 5 maggio 2008

Farmaci, pazienti, medici di famiglia, specialisti

La sindrome della catena di S. Antonio colpisce il 20% degli over 65 della penisola, costretti a vagare senza pace tra medici e ospedali e a mischiare fino a 10 farmaci contemporaneamente.
Afflitti da dolori persistenti e da pluripatologia cronica, ogni anno gli anziani vittima di questa sindrome bussano in media alla porta di almeno cinque professionisti: il MMG, lo specialista ambulatoriale, il laboratorio di analisi, un altro specialista ospedaliero e ancora il MMG.
Questo comporta una raffica di prescrizioni tanto che il 40% di loro finisce per assumere cinque farmaci nello stesso tempo e il 12% arriva ad un cocktail di 10 prodotti. (Appropriatezza clinica?)
Si è dimostrato che nei paesi sviluppati (Italia) i pazienti ultra 65 enni (pari nel mondo al 15% della popolazione) consumano un terzo di tutte le prescrizioni mediche.
Uno dei nodi critici nelle ASL per quel che riguarda le attività territoriali è riuscire a far aderire al sistema aziendale i medici di medicina generale (MMG), i pediatri di libera scelta (PLS) ed i medici di continuità assistenziale (MCA). Pur essendosi ridotta infatti in maniera sostanziale la distanza tra il mondo della ASL e quello dei medici convenzionati e pur essendo presenti esperienze eccellenti di partecipazione, è ancora a volte difficile, sul piano culturale e operativo, sentirci fino in fondo protagonisti attivi di uno stesso sistema. Se sul piano culturale non si arriva a sentirci fino in fondo protagonisti attivi di uno stesso sistema tutto si riduce ad una sterile contrattazione sul piano economico che non giova a nessuno. C’è da lavorare in questa direzione come tecnici, organizzatori ma anche sul piano politico.

Massimo Tilli

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