Secondo recenti ricerche condotte da studiosi di Neurobiologia Vegetale le piante sembrano possedere una qualche forma di intelligenza che consente loro non solo di pensare e comunicare, ma anche di risolvere problemi legati soprattutto alla salvaguardia del loro territorio e alla loro incolumità. Stefano Mancuso, professore di fisiologia delle specie arboree all' Università di Firenze, è responsabile del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv), il primo laboratorio al mondo specializzato nello studio dell' "intelligenza verde": merito dei ricercatori del Linv è l’individuazione di una regione dell’apice radicale, chiamata zona di transizione, che sembra possedere tutti i requisiti per essere considerata una zona simil-neurale. In questa intervista il prof. Stefano Mancuso sottolinea come tali studi possano avere varie applicazioni pratiche : “ Dalla comprensione su come funzionano veramente le piante a ricadute in campi apparentemente distanti come, per esempio, nella robotica con la costruzione dei primi robot ispirati al mondo vegetale, i cosiddetti “plantoidi” su cui stiamo lavorando. Ma il risultato più importante sarebbe far crescere nelle persone la consapevolezza che le piante sono esseri viventi estremamente complessi da cui dipende la vita sulla Terra. Si stima che noi conosciamo soltanto il 5-10 % delle specie vegetali presenti sul pianeta e da queste traiamo il 95% di tutti i principi medicinali utilizzati dall’uomo. Ogni anno migliaia di specie di cui non sappiamo assolutamente nulla si estinguono, portando con se chissà quali regali per l’umanità che non conosceremo mai. Spesso paragono il mondo delle piante a un enorme regalo fatto all’uomo, che noi gettiamo via senza nemmeno averlo scartato. Ecco, forse sapere che le piante ragionano, sentono, comunicano potrà farcele sentire più vicine e magari proteggerle con più efficacia”.Per chi volesse approfondire l’argomento si suggerisce la lettura del libro “Communication in Plants– Neural aspects of plant life” (Baluska, Mancuso e Volkmann, ed.Springer 2006)






Negli ultimi decenni Istituzioni pubbliche e Organismi scientifici hanno dato vita, nei principali Paesi del mondo, a Linee guida o Direttive alimentari. E nella stessa direzione si sono mosse le principali Agenzie internazionali che si occupano di alimentazione e salute. In Italia, fin dal 1986 INRAN - Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione si è fatto carico di tale iniziativa e, con la collaborazione di numerosi rappresentanti della comunità scientifica nazionale, ha predisposto e successivamente diffuso le prime “Linee guida per una sana alimentazione italiana”. Il motivo per il quale le Linee guida vengono compilate e diffuse in milioni di copie è proprio quello di fornire al consumatore una serie di semplici informazioni e indicazioni per mangiare meglio e con gusto, nel rispetto delle tradizioni alimentari del nostro Paese, proteggendo contemporaneamente la propria salute. 
Il Botanic Gardens Conservation International, la più grande organizzazione mondiale che cura il coordinamento delle attività di salvaguardia delle piante in pericolo d'estinzione ha pubblicato il risultato di un’indagine durata un anno sulla situazione delle piante medicinali nel mondo. Lo studio, basato sulle informazioni provenienti dai giardini botanici di 120 paesi e condotto dalla dott. Belinda Hawkin, denuncia che sarebbero 15.000 le specie di piante medicinali minacciate e che per 400 di esse, nel giro di dieci anni, esiste un reale rischio di estinzione. La causa sarebbe da attribuire all'eccessiva raccolta nonché alla deforestazione. "La minaccia di estinzione delle piante medicinali non è sempre una delle principali preoccupazioni dell'opinione pubblica. Purtroppo se la scomparsa precipitosa di queste specie non viene contrastata il futuro della assistenza sanitaria, a livello mondiale, potrebbe essere destabilizzato". E’ bene ricordare, infatti che il 50% dei farmaci usati oggi derivano dal mondo vegetale e che il contributo delle piante medicinali alla ricerca scientifica potrebbe essere messo seriamente a rischio. L'allarme, dunque, non riguarda solo ambientalisti e sostenitori delle medicine complementari, ma tutti noi indistintamente. Nel 



